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  • Immagine del redattoreFilippo Franchi

L'utilizzo delle vittime per mistificare la realtà

“COM

UNICATO STAMPA

VIOLENZA. CAMPIDOGLIO IMPIEGHI RISORSE PUBBLICHE PER POTENZIARE I SERVIZI, NON PER MISTIFICARE LA REALTA’

“Sottotraccia ieri la Commissione del Comune di Roma sulle pari opportunità ha ritenuto necessario affrontare l’argomento della violenza subita dagli uomini per mano delle donne. Non essendoci, come è evidente, il supporto dei numeri di un fenomeno assai marginale e non sistemico, il dibattito è stato tutto ideologico ed ha avuto il chiaro intento di decostruire gli interventi di contrasto alla violenza sulle donne, introducendo elementi di equivalenza di ogni forma di violenza.

Lungi dal voler mortificare quegli uomini che hanno vissuto esperienze di violenza, vogliamo ricordare a chi ricopre ruoli istituzionali, dunque alla Presidente della Commissione del Campidoglio e alla Giunta Capitolina nel suo insieme, che nessun tentativo di mistificazione della realtà potrà passare senza che le associazioni femministe facciano sentire la propria voce.

Un fenomeno drammatico come quello della violenza sulle donne, con statistiche purtroppo costanti e trasversali tra gli strati della società, non merita di essere messo alla stregua di qualsivoglia comportamento deviante: la violenza sulle donne, i femminicidi, sono frutto di una cultura del possesso che appartiene a questa società e che da decenni le donne, in un lungo processo di emancipazione, stanno contrastando. Quando si registra una vittima (donna), uccisa dal suo compagno o ex, ogni 2 giorni, occorre scegliere da che parte stare, perché ogni ambiguità assume sapore di complicità. In questo momento storico, proprio mentre vi è il rischio di un depotenziamento della convenzione di Istanbul, con la Polonia e la Turchia che minacciano l’uscita, scivoloni come quello di ieri non sono ammessi. Il Campidoglio pensi dunque ai centri antiviolenza che ricostruiscono percorsi di uscita dalla violenza per centinaia di donne e pensi ad aprire case rifugio dove possono vivere per non morire per mano di uomini, compagni, padri e mariti, ne servono di più ne servono a centinaia.”

Così in una nota le associazioni e le realtà che operano da anni al contrasto alla violenza di genere.

Questo comunicato stampa è stato scritto a più mani a margine di un incontro che la commissione Pari Opportunità del Comune di Roma ha concesso all'associazione “dall’altra parte”, che rivendica per la violenza delle donne sugli uomini la stessa attenzione che c’è per quella degli uomini sulle donne.

Il comunicato in sé dice tutto e lo dice bene, su cosa va stigmatizzato da questo incontro, ma vale la pena di soffermarsi su ciò per cui è stato scritto ovvero la volontà di portare la violenza maschile sulle donne a un livello di normalità togliendo importanza a tutte quelle misure giuridiche e culturali di contrasto al fenomeno che negli anni si sono costruite.

Si usano le vittime, che sono tutte uguali, per rendere uguali le motivazioni culturali e storiche della violenza che invece uguali non sono. Per appiattire un dibattito in nome di una presunta giustizia democratica in cui tutti devono avere per forza lo stesso peso.

La violenza da parte di donne sugli uomini esiste ma dobbiamo ben riconoscere che le cause che la agiscono non sono le stesse di quella che molti, troppi uomini agiscono sulle donne. Questo è un punto fermo dal quale non si può prescindere e sul quale tutti coloro che a ogni evento pubblico sul tema si alzano e chiedono: “ma perché non fate qualcosa anche per gli uomini maltrattati?” si devono interrogare.

Ciò che ormai viene ripetuto al parossismo è che per una ragione atavica, le donne subiscono violenza in quanto donne. Gli uomini che agiscono violenza sulle donne lo fanno perché ancorati a uno stereotipo culturale tanto antico quanto dannoso. I numeri dei femminicidi e delle denunce per maltrattamenti che ci rimandano ogni anno i centri antiviolenza, il ministero dell’interno, l’istat e tutti gli enti preposti alla diffusione di dati sono sconcertanti. Questo non accade per gli uomini maltrattati. I numeri non parlano di un’emergenza sociale e non ci raccontano di una cultura diffusa che li discrimina. Non è in discussione la rispettabilità delle vittime, (come troppe volte invece si cerca di sottolineare, in un livello di discussione talmente basso da non avere le parole per contrastarlo) che in quanto tali hanno tutte pari dignità, è in discussione il cammino che ancora si deve fare affinché la retorica maschilista ormai obsoleta, ma purtroppo ancora invasiva, finisca e si porti tutto il genere umano a un riconoscimento di valore reciproco.

Occorre andare oltre alla superficie dell’agito violento, entrare nei gangli della cultura che lo anima, che permea dal di dentro ogni azione volta al discredito della vittima per comprendere che la violenza e il discrimine sulle donne si scardina solo se si riconosce il problema culturale del patriarcato. Il resto è fumo negli occhi.


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