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  • Immagine del redattoreFilippo Franchi

Il passato è una terra straniera

Aggiornamento: 15 ott 2023


La recente pubblicità radiofonica di un gestore di software esorta l’ascoltatore a non investire danaro sul passato ma a spendere i suoi soldi sul presente perché è l’unico modo di migliorare il futuro. Nella pubblicità si parla di tecnologia ma nei processi di cambiamento dell’esistenza vale lo stesso principio.

Il passato è una terra straniera, è il titolo di un romanzo di Gianrico Carofiglio. L’ho preso in prestito perché è evocativo del senso che voglio dare a questa riflessione; l’espressione viene da un altro romanzo di cui questa frase ne è l’inizio e ha una prosecuzione: là facevamo le cose in modo diverso; sottintende che un tempo dove abbiamo vissuto, che ha influenzato di certo quel che siamo diventati, è ormai lontano, straniero come una terra che non ci appartiene. Il passato è importante, sia chiaro, è lì che abbiamo costruito il nostro presente, ma per certi processi di cambiamento, occuparsene è una fatica inutile. Fritz Perls, Psicoanalista tedesco, fondatore della Psicoterapia della Gestalt, affermava che le persone hanno sì avuto problemi nel passato e che questi influenzano il presente ma si deve tener conto che le difficoltà dell’oggi sono connesse agli atteggiamenti dell’oggi, in cui si riproduce ciclicamente un aspetto disfunzionale che le blocca. Per andare avanti l’individuo deve risolvere le proprie difficoltà man mano che insorgono, per poi trovare che nel futuro le modalità anomale del presente vengono risolte (Perls 1973).

Il punto cardine della Gestalt è lo spazio/tempo qui e ora che diviene sinonimo di presente, di immediatezza, dell’azione e del pensiero subitanei. In latino, hic et nunc è un ordine che va evaso subito, nel Buddhismo Zen qui e ora è l’attimo perfetto per cogliere l’essenza delle cose perché tutto scivola via un momento dopo, anche la felicità, che possiamo gustare solo nell'istante preciso in cui si palesa. Tornando in occidente Giacomo Leopardi, nello Zibaldone, descriveva il presente “la sola immagine del vero”, nell'approccio gestaltico che abbiamo visto nelle parole di Perls il qui e ora è la sola dimensione in cui è avverabile il cambiamento perché è modificabile, al contrario del passato (lì e allora) che non è più possibile correggere. L’intreccio tra le culture orientale e occidentale ci rende l’idea di quanto solida sia l’affermazione che qui e ora, con tutta la sua carica filosofica, sia un concetto di tempo e spazio che ci è amico. L’adesso come riferimento e come lezione di quanto lo ieri sia ormai un capitolo chiuso, anche se i suoi effetti ci condizionano oggi.

La possibilità che la malleabilità dell’oggi ci consenta di vivere il futuro con pienezza e soddisfazione però si concretizza solo a una condizione: che facciamo nostro il principio di possibilità ovvero quella certezza che possiamo provare a costruire il futuro che desideriamo, senza aspettare che lo faccia per noi qualcun altro o, peggio ancora, senza rimanere fermi nella convinzione che la nostra situazione attuale sia immutabile. L’agire sul cambiamento dipende da noi e solo da noi e solo nostre sono le soluzioni. Ogni individuo deve valorizzare la possibilità che ha di regolare il sé e di prendere ciò che serve alla crescita lasciando ciò che invece è inutile se non addirittura dannoso. Questa capacità di autoregolazione, e quindi di presa in carico di noi stessi, crea il presupposto per cui possiamo, anzi dobbiamo, essere noi i protagonisti del nostro cambiamento, prendendoci la responsabilità di gestirlo e di renderlo utile alle nostre caratteristiche. Al Counselor o al Terapeuta cui chiediamo aiuto, resta solo l’onere di supportarci e aiutarci a cercare dentro di noi le potenzialità e mettercele di fronte, pronte per l’uso.


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