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Immagine del redattoreFilippo Franchi

A chi fa paura il ddl Zan?

La proposta di legge che prevede azioni giudiziarie per chi commette atti di discriminazione fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità, tanto per cominciare fa paura a me. Ma non per i motivi che si possono immaginare e che sono stati accampati dalle destre per votare contro questo disegno legislativo in Senato. Io, contrariamente a loro, reputo che ce ne sia molto bisogno e mi impressiona proprio il fatto che siano necessarie modifiche specifiche a leggi già esistenti, per tutelare le persone, in particolare omosessuali e transessuali, che hanno sentimenti e orientamenti di vita differenti da una normalità decisa aprioristicamente, che spesso punisce con la violenza e lo stigma sociale chi non ci si riconosce. I recenti fatti di Roma, con l’aggressione omofoba a Jean Pierre Moreno e al suo compagno, e le le altre centinaia di casi degli ultimi anni, ci parlano dell’urgenza di stringere il cerchio intorno a chi, mosso da ignoranza e gretti pregiudizi, non riesce a fare a meno di sfogare i propri istinti contro chi vive fuori dagli schemi sessuali predefiniti.

Purtroppo, come sottolineato da alcuni, il disegno di legge ha il limite di creare una sorta di lista di vittime che sembrano derubricate a esseri alieni alla società, ma, come dice Stefano Ciccone, non designa vittime più importanti di altre, punta invece il faro su un fenomeno che non arretra, anzi, con il rientro al governo delle destre revansciste e omofobe, sembra aver ripreso vigore. C’è bisogno dunque di difendere dalla violenza gli uomini e le donne che hanno scelto di vivere in libertà la propria sessualità e i propri sentimenti, uscendo dagli schemi reazionari che una politica gretta e patriarcale vorrebbe continuare ad imporci.

A leggere e sentire le esternazioni di alcuni politici e le aggressive sparate sui social di cittadini comuni, quelli che, oltre a me, temono il ddl Zan e l’apertura culturale che si porta dietro, sono coloro a cui il progresso, in termini di diritti sociali, mette a repentaglio i principi, che seppur inattuali, alimentano la convinzione che certe cose vadano fatte nel chiuso della propria casa (uno degli slogan più gettonati a margine degli articoli sui baci in pubblico che scatenarono la violenza di Valle Aurelia), quelli che non ce la fanno ad affrontare la libertà altrui fuori dallo schema vetero clericale che ci permea da secoli, che vedono in ogni evoluzione sociale e culturale un nemico da osteggiare, perché il progresso presuppone uno sforzo di comprensione, un crollo dei blocchi mentali, in questo caso il coraggio di accettare l’altro da noi che non ci somiglia, che non è bianco né eterosessuale. I più divertenti sono quelli che si immaginano la legge come discriminante per gli eterosessuali.

Nel 1959 Aldous Huxley, nel suo “Ritorno al mondo nuovo” scriveva: “Qualsiasi cultura che, nell’interesse dell’efficienza o in nome di un dogma religioso o politico, cerca di standardizzare l’individuo umano, commette un’offesa contro la natura biologica dell’uomo. [...] Il complesso sociale, a cui si attribuisce un valore più grande che alle parti componenti, non è un organismo, nel senso che ha il termine se riferito a un alveare o a un termitaio. È soltanto un’organizzazione, un pezzo dell’apparato sociale. Non può esserci valore se non riferito alla vita e alla consapevolezza. L’organizzazione non è né conscia né viva. Essa ha un valore strumentale, derivato. Non è un bene in sé; è un bene solamente nella misura in cui promuove il bene degli individui che fanno parte del collettivo.”

L’Europa aveva conosciuto pochi anni prima Mussolini, Stalin e Hitler che avevano assurto lo Stato (Il complesso sociale, l’organizzazione) a valore assoluto e incombente, fortemente razzista e spietato con gli oppositori riducendo gli uomini e le donne allo stato di forza produttrice acritica, ridotti in condizione di obbedienza cieca (Mussolini ha sempre ragione) e discriminati e sterminati a causa di razza, abilità e sessualità. A distanza di 62 anni dal “Ritorno al mondo nuovo” il problema del mancato riconoscimento delle personalità individuali non solo non è risolto, ma con l’opposizione al ddl Zan, e ad altri diritti civili in essere da anni, in particolare quelli che vengono dalle strenue lotte femministe, si tenta di far tornare precipua quella visione culturale, reazionaria e ineluttabile, in cui l’individuo è accettabile in società solo se ha determinate caratteristiche fisiche e se vive dentro una morale legata a doppio filo alla cultura patriarcale (“dal dogma religioso o politico” di Huxley).

Non è sufficiente, quindi, legiferare in maniera repressiva contro determinati atteggiamenti violenti; il vulnus è di origine culturale e lo si può eradicare solo su questo piano. Il soffocamento per decreto delle cattive condotte non porterà risultati strutturati, ma solo temporanei; lo vediamo, in generale, laddove c’è solo un’azione giudiziaria che non sia affiancata da un’attività educativa: Il problema persiste. Nel nostro paese oggi oltre un milione di giovani, tra bambini e adolescenti, non ha mezzi economici sufficienti per il sostentamento materiale e culturale e il 47% della popolazione italiana tra i 16 e i 65 anni, pur alfabetizzato, cioè in grado di leggere e scrivere, non riesce a comprendere ciò che legge. Usando un luogo comune, la scuola è la Cenerentola delle Istituzioni, e in questo periodo di Pandemia abbiamo potuto vedere più marcatamente l’inadeguatezza del sistema scolastico, pur con il sacrificio degli insegnanti che hanno dovuto reinventare il loro metodo di insegnamento. Se non si investe in ricchezza educativa, in cultura dell’umanesimo e dell’inclusione sociale, temi fondanti per ogni democrazia, avremo sempre chi sarà disposto a credere a un nemico proveniente dalla sacca delle superstizioni culturali del politicante di turno il quale, gridando da un palco o da un account social, della democrazia ne userà addirittura il paradosso, ovvero il fatto che la libertà di pensiero vale per tutti, anche per gli antidemocratici. Citando ancora Huxley “la democrazia potrà salvarsi solo se molti individui sapranno scegliere realisticamente, alla luce di bastevoli cognizioni. La dittatura, all'opposto, si tiene in piedi con la censura e con la distorsione dei fatti, con l'appello non alla ragione, non all'interesse illuminato, ma alla passione e al pregiudizio, alle possenti “forze nascoste”, come diceva Hitler, che sono nelle profondità inconsce di ogni mente umana”. Quindi ben venga la legge contro l’omotransfobia e ben vengano anche buone pratiche, le “bastevoli cognizioni”, che impediscano all’incultura di mantenere uno status quo incompatibile con il progresso, l’umanità e il vivere democratico.



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